Il Trentino per l’autonomia integrale

Il Trentino non si limita a giocare in difesa, rispetto agli interventi gravemente lesivi dell’autonomia provinciale o regionale contenuti nel Decreto “Salva Italia” del Governo Monti, ma si muove con una azione d’attacco, rivendicando l’allargamento dell’autonomia speciale. Il Presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai ha illustrato in Consiglio Provinciale lo stato del confronto con il Governo Monti dichiarando “La linea impostata dalla Giunta provinciale, in coerenza con le scelte del passato, è quella di non limitarsi ad un mero atteggiamento difensivo ma di partire dai capisaldi dello Statuto per rilanciare, nei rapporti con lo Stato, in direzione di una autonomia integrale, coerente con una Provincia che si sente “Comunità Autonoma”. L’impianto della nostra proposta può essere riassunto come un coraggioso rilancio sul piano della piena assunzione di responsabilità: verso il nostro territorio, verso l’Italia, verso l’Europa”. “La trattativa con lo Stato sarà lunga e difficile” ha proseguito Dellai che ha indicato nei comparti della difesa, dell’ordine pubblico, della giustizia, delle politiche economiche e finanziarie ulteriori competenze da assumere e che riguarderebbero la Direzione territoriale Mef, l’Agenzia delle Entrate, l’Agenzia delle Dogane, l’Agenzia del territorio, assegni e pensioni sociali. Il Trentino ha imboccato la strada che noi da tempo andiamo indicando allo nostra regione: non porsi su linee di difesa, ma giocando d’attacco, pretendendo un forte allargamento delle competenze della Regione, che giungano allo smantellamento delle Prefetture, e degli organismi periferici dei Ministeri, al riconoscimento dell’autonomia fiscale, all’ampliamento delle competenze nel campo della istruzione.

Sì all’elettrodotto della Carnia, purché interrato

Un’altra grande manifestazione si è tenuta a il 15 gennaio a Tolmezzo per gridare l’opposizione della Carnia alla realizzazione dell’elettrodotto Würmlach-Somplago che gravi danni verrebbe a recare all’ambiente della conca tolmezzina e del Canale di San Pietro.
Tra tante bandiere con l’Aquila friulana, con tanti giovani, con la partecipazione anche di una delegazione di cittadini austriaci della Valle della Gail, ove i comuni interessati si sono espresso contro l’elettrodotto aereo, tremila carnici, guidati dall’amico Renato Garibaldi, dal Sindaco di Paluzza Elia Vezzi, dal Sindaco di Cercivento Dario De Alti, dal Sindaco di Ligosullo Mocorutti, dal Sindaco di Rigolato Fabio D’Andrea e da tanti altri amministratori, si sono riuniti a Tolmezzo per esprimere tutta la loro opposizione alla realizzazione di una infrastruttura di cui non si vuole discutere l’utilità, ma che deve essere realizzata in forme tali da non mettere a repentaglio un ambiente di grandi bellezza, che deve essere preservato da interventi deturpanti non solo per il suo valore in sé, ma anche per l’importanza che riveste dal punto di vista della valorizzazione turistica di ambienti di grande interesse, sotto l’aspetto culturale e paesaggistico.
Le aziende promotrici del progetto oppongono due fondamentali argomenti. Da un lato il fatto che il progetto è stato pensato e sviluppato in termini di linee aeree, e un ripensamento e rifacimento secondo un’altra concezione, oltre che costi aggiuntivi comporterebbe ulteriori perdite di tempo oltre a quelle già accumulate a causa di una grossolana gestione dei rapporti con le amministrazioni e con le comunità locali. Dall’altro lato si obietta che l’interramento comporterebbe una notevole lievitazione dei costi, per cui l’operazione si rivelerebbe notevolmente onerosa. Ed infine si osserva che una aerea rende più agevoli le operazioni di manutenzione e riparazione rispetto a quella interrata.
Va data una risposta chiara a questi argomenti. La resistenza a rivedere il progetto dipende probabilmente dagli irrigidimenti dei tecnici che si vedrebbero costretti in tempi strettissimi a rifare completamente gli elaborati, mentre i ritardi accumulati dipendono da una non accorta gestione dei rapporti con le comunità locali. L’argomento dei maggiori costi di investimento e di manutenzione è certamente non banale, in quanto comporterebbe un allungamento considerevole del periodo di ammortamento della nuova infrastruttura. Una attenta valutazione dei costi e dei benefici riferiti non solo agli investitori privati ma all’intero sistema sociale investito dall’intervento porrebbe in evidenza come la soluzione interrata sia la più conveniente.
Tali calcoli, magari in termini non rigorosamente scientifici, sono stati certamente fatti dalla cooperativa elettrica dell’Alto But che da anni realizza le linee di distribuzione mediante interramento, e si prepara a costruire con le medesime modalità anche la linea di adduzione dall’Austria in corso di predisposizione.

L’alta velocità al servizio di Venezia e Trieste

In questi giorni le Ferrovie hanno finalmente consegnato alla regione il
progetto preliminare per la costruzione delle linea ferroviaria ad Alta
Velocità e ad Alta Capacità prevista nell’ambito delle opere legate al
Corridoio Cinque, aprendo così le consultazioni con i comuni interessati.
Com’è noto la grande opera aveva aperto un vivace dibattito nella Bassa
Friulana e nel Monfalconese a causa del pesante impatto sul territorio che
l’opera prevedeva. L’opposizione non all’opera in sé, ma alle modalità
progettuali previste, guidata in particolare dal sindaco di Villa Vicentina
Mario Pischedda e di Porpetto Cecilia Schiff, che si erano rifiutati di
sottoscrivere il protocollo d’intesa richiesto dalla regione, hanno avuto
qualche risultato, nel senso che vi sono previsti alcuni miglioramenti nel
tracciato e soprattutto si evita di attraversare interamente in galleria, fino a
raggiungere la stazione di Trieste, il Carso, con tutto l’incredibile spreco di
risorse finanziarie e i rischi per l’integrità del Carso che tale soluzione
avrebbe comportato.
Questo insegna che non si devono mai accettare acriticamente i progetti
elaborati in qualche remoto ufficio di progettazione, lontano dal territorio e
da una conoscenza puntuale delle situazioni urbanistiche e ambientali
locali, ma che si deve aver il coraggio di porre in discussione ogni aspetto
dei progetti proposti.
Forse torneremo ancora sull’argomento, una volta preso in esame in modo
circostanziato il progetto.
In questa sede vanno fatte alcune considerazioni preliminari.
Innanzitutto l’opera non può portare alcun beneficio per la Bassa Friulana e
per il Friuli nel suo complesso, dato che non sono previste fermate
intermedie tra i due capoluoghi. I treni sfrecceranno sulla nostra pianura ad
alta velocità senza lasciare alcun beneficio alle economie locali, il che
significa che le amministrazioni dovranno pretendere rigorose misure di
mitigazione degli inconvenienti recati al territorio (acustica, indennizzi per
demolizioni, attraversamenti della linea), e interventi di compensazione
per i danni recati alle comunità locali.
In secondo luogo si ammette che le nuove opere saranno finalizzate quasi
esclusivamente – in regione – allo sviluppo del porto di Trieste, e quindi di
scarso interesse per il Friuli. La linea esistente è comunque utilizzata per
neanche il 50 per cento della sua capacità (appena quattro treni al giorno
generati dal porto di Trieste), per cui i tempi di realizzazione saranno assai
lunghi: si pensi che la tratta Ronchi-Aurisina sarà completata entro il 2020,
e quella Aurisina-Trieste entro il 2031.
In terzo luogo va considerato che anche se i tempi si profilano assai
lunghi, le scelte progettuali si effettueranno sia pure in linea di massima
nell’anno corrente, per cui bisogna fare estrema attenzione a non far
passare scelte che si traducano in gravi guasti per il territorio. Gli
autonomisti, che coniugano la difesa dell’identità locale alla conservazione
delle risorse ambientali ed al corretto utilizzo delle risorse finanziarie che
sono sempre più scarse, dovranno vigilare affinché non vengano provocati
ulteriori scempi ad un territorio che merita di preservare.

Gli attacchi alla democrazia del Governo Monti

La superficialità con la quale i professori universitari affrontano problemi che non rientrano nel loro specifico campo di studio trova una conferma nella recente proposta del Governo Monti di svuotare le province indebolendone i loro organismi rappresentativi. Per dare un contentino ad una opinione pubblica che vuol vedere scorrere sangue a carico della classe politica, propone una riforma delle amministrazioni provinciali che consiste in:
a) soppressione delle Giunte Provinciali, per cui la Amministrazione dovrebbe essere governata dal solo Presidente;
b) riduzione dei Consigli Provinciali a soli dieci consiglieri,
c) elezione di Presidente e di Consiglio da parte dei sindaci dei comuni rientranti nel territorio provinciale.

I soli risultati di tale riforma sarebbero questi:
a) il rafforzamento del ruolo dei Dirigenti e delle burocrazie provinciali, che avrebbero completamente il potere nelle loro mani, non potendo un Presidente non coadiuvato da un Vicepresidente e dagli assessori seguire da vicino tutte le complesse funzioni di cui deve occuparsi una provincia;
b) l’incremento della distanza tra cittadini e amministratori i quali, ridotti a solo dieci, ben difficilmente sarebbero in grado di dare una risposta e una voce alle esigenze dei cittadini (si pensi che nella solo provincia di Udine un consigliere dovrebbe rappresentare 50 mila abitanti);
c) l’opacità dei processi di decisione, qualora gli amministratori provinciali fossero eletti dai sindaci. Si tornerebbe alla democrazia delegata e non a quella diretta che ha rappresentato un notevole salto di qualità per rendere più trasparenti e diretti i rapporti tra cittadini e rappresentanti.

Sarebbe bene che i Governo concentrasse i suoi sforzi nella riduzione del debito pubblico e nel rilancio dell’economia, e non si occupasse di questioni poste al di fuori delle sue capacità di comprensione.


Arte contemporanea: A Palazzo Caiselli Cristina Treppo presenta ” Riabitare “

L’arte contemporanea “invade” Palazzo Caiselli sede dell’Università degli studi di Udine, con la mostra personale di Cristina Treppo. Riabitare, è un percorso di lavori site specific che si snodano nel cortile e lungo le sale del palazzo, interagendo con le sale affrescate del palazzo. L’intervento, visitabile dal 2 al 23 dicembre, si popola di sculture e installazioni che delineano le ricerca dell’autrice, volta a indagare una oggettualità portatrice di emozioni.

Il filo conduttore dell’intervento è l’idea di abitare un luogo inteso anche, metaforicamente, come spazio della mente.
Nel cortile del palazzo sono collocati dei calchi in cemento che rimandano a vasellami del passato. Presente e antico si mescolano stravolgendo la percezione degli oggetti, che possono apparire come residui d’un cantiere, oppure il segno di una civiltà lontana. Accanto a questo stanno le “inclusioni”, sculture dove elementi d’arredo sono “imprigionati” da colate di cera che creano una situazione atemporale, provocando nello spettatore una sensazione che è opprimente e al tempo stesso rassicurante.

Il percorso espositivo continua all’interno del palazzo. Qui opere entrano in relazione con gli affreschi che caratterizzano alcune sale dell’edificio. Tra stanze e scaloni, appaiono delle opere che hanno la forma di oggetti decontestualizzati dalla loro funzione primigenia, oramai divenuta superflua. Ciò che domina questi lavori è il senso di equilibrio che regge la costruzione, in senso fisico ed estetico. Elementi che sono la manifestazione di un’incombente precarietà di questo ipotetico cantiere, che pian piano edifica materie tangibili ed emotive.

Ci troviamo davanti alle presenze di una sorta di casa ideale, che l’autrice ha definito “fantasmatica”, carica di un lato oscuro che può generare inquietudine e disagio. Lampadari di vetro scintillanti sono sospesi su strutture minimali e le vediamo galleggiare come delle misteriose visioni cariche di suggestioni.

La mostra,promossa dal Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Udine e dall’Associazione Culturale Ermes di Colloredo, è stata inaugurata venerdì 2 dicembre alle ore 12.00.
A conclusione della rassegna venerdì 23 dicembre sarà presentato a Palazzo Caselli un catalogo con testi di Denis Viva e Carlo Sala che documenterà le opere esposte.

Riabitare.
Cristina Treppo a Palazzo Caiselli

Università degli Studi di Udine

Palazzo Caiselli
vicolo Florio 2
2 – 23 dicembre 2011

orari:

lunedì/venerdì 8.00/18.30

Inaugurazione
venerdì 2 dicembre, ore 12.00

Valcanale e canal del ferro