Dopo un lungo periodo di discussioni e consultazioni la Conferenza dei sindaci della montagna ha espresso un parere favorevole sulla proposta della Giunta regionale di sostituire le Comunità montane esistenti con le Unioni dei comuni montani, unioni obbligatorie che assumono le competenze delle vecchie Comunità montane e una serie di competenze di livello sovra comunale.
Il disegno di legge presenta alcuni aspetti positivi, quali la soppressione delle Comunità nelle province di Gorizia e di Trieste con il passaggio delle relative competenze alle Amministrazioni provinciali, un disegno territoriale più attento, con la costituzione delle nuove Unioni delle Dolomiti Friulane, del Livenza, dell’Arzino e della Val del Torre. Ne presenta peraltro molti di negativi, quali il trasferimento del personale dei comuni, con riferimento alle funzioni trasferite, il mantenimento tra i comuni montani di comuni di pianura come Provoletto, Arba e Vajont, ed altri ancora. Giustamente parecchi comuni hanno votato contro (Rigolato, Ligosullo, Bordano, Resia, Chiusaforte, Dogna, Montereale, Aviano, Budoia Vajont) o si sono astenuti.
Viene da chiedersi se valeva la pena gettare nella paralisi le comunità montane, nominare i commissari, scrivere una nuova legge e avviare un laborioso processo di consultazione, per giungere alla ricostituzione delle Comunità montane sotto il nome di Unione dei Comuni montani, i cui territori e i cui compiti coincidono con quelli dei precedenti organismi sovra comunali.
Archivio mensile:Dicembre 2010
A rischio la legge sulle minoranze tedesche
Nel 2009 il consiglio regionale per iniziativa del consigliere regionale tarvisiano Franco Baritussio del PdL approvava una legge organica per la tutela delle minoranze linguistiche germanofone del Friuli: la Val Canale, Sauris e Timau (e speriamo prossimamente Sappada). Si tratta di un insieme organico di interventi diretti a garantire la sopravvivenza di queste significative minoranze di antica origine, che sono sottoposte alla pressione del friulano e dell’italiano. Si considerano non solo interventi sul piano della cultura, ma anche su quello della istruzione e della formazione, e, vale la pena di sottolineare, anche sul piano del sostegno e della promozione delle attività economiche locali, senza il cui sviluppo è vano parlare di conservazione della identità linguistica di quelle comunità, che rischiano di collassare senza coraggiosi interventi per la crescita di attività imprenditoriali locali non solo nel settore turistico.
Naturalmente si sono subito messe in moto le resistenze della burocrazia regionale sostenute dall’insensibilità della classe politica regionale. Il finanziamento previsto dalla legge regionale 20/2009 era minimale, consistendo in appena 200 mila euro annui. Nella bozza di legge finanziaria 2011 in corso di predisposizione tale finanziamento per iniziativa delle strutture burocratiche sono state dimezzate, e cioè portate a 100 mila euro.
Scoperto tale intervento, il Consigliere Baritussio ha subito protestato con una interrogazione al nuovo Assessore alla cultura Elio De Anna. Si spera che non solo l’importo originario venga ripristinato, ma che venga adeguatamente rimpinguato, in quanto con 200 mila euro ben difficilmente si può dare una spinta efficace alla promozione di un patrimonio linguistico e culturale di grande valore.
Duole ancora lamentare l’arretratezza culturale di una classe politica che non comprende da un lato il valore di una testimonianza storica e linguistica di grande importanza come quella dei “tedeschi in Friuli” e dall’altra l’opportunità comunque di realizzare investimenti significativi in montagna.
Incontri a Bruxelles per il Corridoio baltico
Ben più interessante per il Friuli del Corridoio 5 potrebbe risultare il Corridoio Baltico-Adriatico, il progetto prioritario 23 che dovrebbe collegare i porti del Baltico e in particolare Danzica con i porti dell’Alto Adriatico allacciandosi a Trieste, Monfalcone, Venezia e Ravenna. Mentre il Corridoio Barcellona – Kiev si limiterebbe ad attraversare la Bassa Friulana con due sole fermate a Mestre e a Trieste, per cui alcun vantaggio, ma solo svantaggi, potrebbero derivarne per il Friuli, il corridoio verticale si gioverebbe della grande rete ferroviaria della Pontebbana, interamente rifatta dopo il terremoto e largamente sottoutilizzata, ed avrebbe il vantaggio di ricollegarsi oltre che a Trieste, ai due porti friulani dell’Aussa-Corno e di Monfalcone. In questi giorni gli Assessori del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi, quello del Veneto Renato Chisso e dell’Emilia-Romagna Alfredo Pieri si sono recati a Bruxelles per chiedere la prosecuzione del corridoio 23, che allo stato collegherebbe Danzica a Vienna, fino ai porti dell’Alto Adriatico.
Ci auguriamo che la nostra Regione riesca a portare a casa questo risultato, che avrebbe senza dubbio importanti effetti benefici per la nostra economia e per il nostro sistema portuale.