Sì all’elettrodotto della Carnia, purché interrato

Un’altra grande manifestazione si è tenuta a il 15 gennaio a Tolmezzo per gridare l’opposizione della Carnia alla realizzazione dell’elettrodotto Würmlach-Somplago che gravi danni verrebbe a recare all’ambiente della conca tolmezzina e del Canale di San Pietro.
Tra tante bandiere con l’Aquila friulana, con tanti giovani, con la partecipazione anche di una delegazione di cittadini austriaci della Valle della Gail, ove i comuni interessati si sono espresso contro l’elettrodotto aereo, tremila carnici, guidati dall’amico Renato Garibaldi, dal Sindaco di Paluzza Elia Vezzi, dal Sindaco di Cercivento Dario De Alti, dal Sindaco di Ligosullo Mocorutti, dal Sindaco di Rigolato Fabio D’Andrea e da tanti altri amministratori, si sono riuniti a Tolmezzo per esprimere tutta la loro opposizione alla realizzazione di una infrastruttura di cui non si vuole discutere l’utilità, ma che deve essere realizzata in forme tali da non mettere a repentaglio un ambiente di grandi bellezza, che deve essere preservato da interventi deturpanti non solo per il suo valore in sé, ma anche per l’importanza che riveste dal punto di vista della valorizzazione turistica di ambienti di grande interesse, sotto l’aspetto culturale e paesaggistico.
Le aziende promotrici del progetto oppongono due fondamentali argomenti. Da un lato il fatto che il progetto è stato pensato e sviluppato in termini di linee aeree, e un ripensamento e rifacimento secondo un’altra concezione, oltre che costi aggiuntivi comporterebbe ulteriori perdite di tempo oltre a quelle già accumulate a causa di una grossolana gestione dei rapporti con le amministrazioni e con le comunità locali. Dall’altro lato si obietta che l’interramento comporterebbe una notevole lievitazione dei costi, per cui l’operazione si rivelerebbe notevolmente onerosa. Ed infine si osserva che una aerea rende più agevoli le operazioni di manutenzione e riparazione rispetto a quella interrata.
Va data una risposta chiara a questi argomenti. La resistenza a rivedere il progetto dipende probabilmente dagli irrigidimenti dei tecnici che si vedrebbero costretti in tempi strettissimi a rifare completamente gli elaborati, mentre i ritardi accumulati dipendono da una non accorta gestione dei rapporti con le comunità locali. L’argomento dei maggiori costi di investimento e di manutenzione è certamente non banale, in quanto comporterebbe un allungamento considerevole del periodo di ammortamento della nuova infrastruttura. Una attenta valutazione dei costi e dei benefici riferiti non solo agli investitori privati ma all’intero sistema sociale investito dall’intervento porrebbe in evidenza come la soluzione interrata sia la più conveniente.
Tali calcoli, magari in termini non rigorosamente scientifici, sono stati certamente fatti dalla cooperativa elettrica dell’Alto But che da anni realizza le linee di distribuzione mediante interramento, e si prepara a costruire con le medesime modalità anche la linea di adduzione dall’Austria in corso di predisposizione.

L’alta velocità al servizio di Venezia e Trieste

In questi giorni le Ferrovie hanno finalmente consegnato alla regione il
progetto preliminare per la costruzione delle linea ferroviaria ad Alta
Velocità e ad Alta Capacità prevista nell’ambito delle opere legate al
Corridoio Cinque, aprendo così le consultazioni con i comuni interessati.
Com’è noto la grande opera aveva aperto un vivace dibattito nella Bassa
Friulana e nel Monfalconese a causa del pesante impatto sul territorio che
l’opera prevedeva. L’opposizione non all’opera in sé, ma alle modalità
progettuali previste, guidata in particolare dal sindaco di Villa Vicentina
Mario Pischedda e di Porpetto Cecilia Schiff, che si erano rifiutati di
sottoscrivere il protocollo d’intesa richiesto dalla regione, hanno avuto
qualche risultato, nel senso che vi sono previsti alcuni miglioramenti nel
tracciato e soprattutto si evita di attraversare interamente in galleria, fino a
raggiungere la stazione di Trieste, il Carso, con tutto l’incredibile spreco di
risorse finanziarie e i rischi per l’integrità del Carso che tale soluzione
avrebbe comportato.
Questo insegna che non si devono mai accettare acriticamente i progetti
elaborati in qualche remoto ufficio di progettazione, lontano dal territorio e
da una conoscenza puntuale delle situazioni urbanistiche e ambientali
locali, ma che si deve aver il coraggio di porre in discussione ogni aspetto
dei progetti proposti.
Forse torneremo ancora sull’argomento, una volta preso in esame in modo
circostanziato il progetto.
In questa sede vanno fatte alcune considerazioni preliminari.
Innanzitutto l’opera non può portare alcun beneficio per la Bassa Friulana e
per il Friuli nel suo complesso, dato che non sono previste fermate
intermedie tra i due capoluoghi. I treni sfrecceranno sulla nostra pianura ad
alta velocità senza lasciare alcun beneficio alle economie locali, il che
significa che le amministrazioni dovranno pretendere rigorose misure di
mitigazione degli inconvenienti recati al territorio (acustica, indennizzi per
demolizioni, attraversamenti della linea), e interventi di compensazione
per i danni recati alle comunità locali.
In secondo luogo si ammette che le nuove opere saranno finalizzate quasi
esclusivamente – in regione – allo sviluppo del porto di Trieste, e quindi di
scarso interesse per il Friuli. La linea esistente è comunque utilizzata per
neanche il 50 per cento della sua capacità (appena quattro treni al giorno
generati dal porto di Trieste), per cui i tempi di realizzazione saranno assai
lunghi: si pensi che la tratta Ronchi-Aurisina sarà completata entro il 2020,
e quella Aurisina-Trieste entro il 2031.
In terzo luogo va considerato che anche se i tempi si profilano assai
lunghi, le scelte progettuali si effettueranno sia pure in linea di massima
nell’anno corrente, per cui bisogna fare estrema attenzione a non far
passare scelte che si traducano in gravi guasti per il territorio. Gli
autonomisti, che coniugano la difesa dell’identità locale alla conservazione
delle risorse ambientali ed al corretto utilizzo delle risorse finanziarie che
sono sempre più scarse, dovranno vigilare affinché non vengano provocati
ulteriori scempi ad un territorio che merita di preservare.